L’11 ottobre si è chiusa a Lisbona la 67° sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della NATO. E’ stata una tre giorni in cui i rappresentanti dei parlamenti dei Paesi Alleati hanno avuto l’occasione di discutere e confrontarsi con l’obiettivo di gettare delle solide basi su quella che sarà la revisione del Concetto strategico al fine di permettere agli Alleati di essere pronti per le sfide presenti e future.

Proprio con questa prospettiva, l’Assemblea ha adottato sette risoluzioni che contengono raccomandazioni politiche per i Governi alleati su diverse aree relative alla revisione del Concetto strategico e alla più ampia campagna NATO2030, nonché altre questioni tra cui le lezioni da apprendere dal ritiro dall’Afghanistan, il tema del burden sharing, il controllo degli armamenti ed i rapporti sfidanti con la Russia.

Il nuovo Concetto Strategico, infatti, dovrà essere in grado di rispondere a sfide sempre più complesse, incluse quelle globali, in settori quali resilienza, impatto sulla sicurezza del cambiamento climatico, nuove tecnologie, cyber, ibrido e implicazioni della crescente influenza della Cina.

Il contributo italiano porterà con certezza una rinnovata attenzione all’area mediterranea, sempre più crocevia geopolitico fondamentale che vede ormai la presenza consolidata di player globali non tradizionalmente interessati a quest’area del mondo. Allo stesso tempo l’Italia supporterà una concezione moderna e multidimensionale della sicurezza, dedicando un’attenzione seria e concreta rispetto a temi come la resilienza, le sfide tecnologiche e soprattutto climatiche.

 

 

 

FRONTE SUD

Il Fronte Sud è stato uno degli argomenti principali all’ordine del giorno dell’Assemblea che ha esaminato nel dettaglio due rapporti inerenti all’eredità della Primavera araba del 2011 e all’agenda per la sicurezza nella regione del Mediterraneo.

Quanto emerso dai dibattiti scaturiti evidenzia come il Southern Flank deve vedere i Paesi alleati costruire un approccio unitario, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza e sostenere gli sforzi per consolidare la democrazia nell’area.

Per approfondire questo aspetto voglio segnalarvi il rapporto della collega francese Sonia Krimi dal titolo “NATO and the Mediterrean security agenda” dove viene sottolineata l’importanza strategica della sponda meridionale dell’Alleanza attraverso un’analisi complessiva ed innovativa del contesto, sottolineando e valutando il ruolo preponderante dei Paesi Alleati e indicando quelli che devono essere gli obiettivi per ottenere una maggiore stabilità e sicurezza dell’area.

Buona Lettura!

 

RAPPORTO:“L’AGENDA DELLA NATO PER IL MANTENIMENTO DELLA SICUREZZA NEL MEDITERRANEO”

 

SINTESI

Dotato di tre principali punti di ingresso strategici che controllano l’accesso, rispettivamente, all’Oceano Atlantico, al Mar Rosso (che porta all’Oceano Indiano e al Pacifico) e al Mar Nero (che conduce al mondo russo), il Mar Mediterraneo collega tutti i principali poli politici, economici ed energetici del mondo. L’area mediterranea rappresenta quindi una regione cruciale per attori esterni come Russia, Cina e potenze del Golfo, per gli Stati Uniti, ed anche per i paesi che la circondano, tutti coinvolti a vario titolo in reti multilaterali più o meno articolate. Dal 2010 questo spazio è stato segnato anche da un susseguirsi di sconvolgimenti politici, portati al culmine in Siria, Iraq e Libia. Questi sviluppi hanno dato luogo a una crisi migratoria senza precedenti per l’Europa e favorito l’emergere di nuove minacce alla sicurezza a livello internazionale.

Di conseguenza, l’Alleanza è diventata sempre più interessata a quest’area geografica. A metà degli anni ’90 è stato istituito un forum di discussione attraverso il Dialogo Mediterraneo. Successivamente, il Concetto strategico del 2010 ha tenuto conto degli sviluppi politici e militari sul fianco meridionale dell’Alleanza. E da allora, la NATO ha compiuto progressi significativi. All’interno del Comando delle forze alleate congiunte di Napoli, è stato istituito l’Hub meridionale per rafforzare la vigilanza e coordinare le operazioni marittime degli alleati in questa regione. La NATO collabora anche con altre organizzazioni, come l’Unione Europea e l’Unione Africana. Tuttavia, oggi, differenze specifiche tra gli alleati ostacolano ancora la capacità della NATO di sviluppare una strategia costante, chiara e coerente che definisca il suo ruolo nell’affrontare le sfide e le minacce dal sud.

Questo progetto di relazione presenta innanzitutto l’impatto del panorama della sicurezza del Mediterraneo sulla sicurezza dell’Alleanza attraverso tre assi: le due aree geografiche in tensione; fattori e questioni trasversali; e il ruolo degli attori esterni. Offre quindi una valutazione del ruolo degli alleati nel promuovere la stabilità e la sicurezza nel Mediterraneo come parte dei loro compiti principali. Infine, formula raccomandazioni per rafforzare i programmi, le iniziative e i partenariati della NATO nel Mediterraneo al fine di promuovere la stabilità regionale.

PUNTI SALIENTI E CONCLUSIONI FINALI

L’elaborazione di una strategia euro-atlantica chiara e coerente per il Sud sarà senza dubbio uno dei temi chiave del prossimo concetto strategico della NATO. Le sfide provenienti dal Sud sono temibili quanto quelle provenienti dall’Est, eppure gli Alleati non hanno ancora dato prova dello stesso livello di concentrazione strategica sulla periferia meridionale. Inoltre, il Sud continua a rappresentare un’area di disaccordo e persino di tensioni tra gli Alleati. Mentre gli Alleati dell’Europa centrale e orientale sono uniti nella valutazione della minaccia russa e nella richiesta di “più NATO” sul fianco orientale, gli Alleati mediterranei sono in disaccordo sulle dimensioni del coinvolgimento della NATO negli affari mediterranei e alcuni prediligono il bilateralismo nelle loro relazioni con gli altri attori della regione. Malgrado gli sforzi lodevoli dei responsabili della NATO per impegnarsi in maniera produttiva con i partner della regione MENA, l’assenza di un approccio coordinato tra gli Alleati porta a risultati modesti e inibisce la collaborazione con attori importanti come l’UE. Inoltre, l’assenza di una politica della NATO per il Sud chiaramente articolata non contribuisce a creare fiducia tra la NATO stessa e i partner della regione MENA, che non sono sicuri dei veri obiettivi della NATO nella regione e sospettano che possa avere una “agenda nascosta” (Berger, 2020).

Il presente progetto preliminare di relazione ha individuato un certo numero di elementi che potrebbero potenzialmente essere ricondotti nella strategia della NATO per il Sud e contribuire alla stabilizzazione della situazione securitaria nella regione. Questi includono il rafforzamento della difesa collettiva dell’Alleanza e delle capacità di gestione delle crisi nella regione; la promozione dell’adesione di tutti gli Alleati alle operazioni, ai progetti e alle esercitazioni della NATO nel Mediterraneo; la garanzia di finanziamenti adeguati, inclusi finanziamenti comuni, se e quando necessario, per i progetti di partenariato; il rafforzamento della dimensione politica del Dialogo Mediterraneo (MD), compreso l’incoraggiamento di formati multilaterali, invece che bilaterali, per il dialogo politico tra la NATO e i partner MD; l’ampliamento dei contatti con le organizzazioni regionali come l’Unione Africana e il G5 Sahel; un più profondo coordinamento con l’UE; e una maggiore attenzione alla diplomazia pubblica e all’istruzione, potenzialmente attraverso la creazione di un centro regionale simile al centro NATO-ICI (Istanbul Cooperation Initivative) in Kuwait.

Tuttavia, la precondizione principale per l’emergere di una strategia coerente è l’intensificazione delle consultazioni politiche tra i Paesi Alleati per definire e inquadrare il ruolo dell’Alleanza al Sud. Un risultato chiave del recente Vertice della NATO – e una delle otto priorità di NATO 2030 – è quello di aumentare la consultazione politica tra gli Alleati, anche sulle differenze interne. Al riguardo si è tenuto conto dei commenti del 2019 del Presidente francese Emmanuel Macron sullo stato dell’Alleanza, che erano direttamente collegati agli sviluppi nella regione MENA. La risoluzione degli spinosi e latenti dissidi nel Mediterraneo che coinvolgono gli Alleati della NATO resta a questo punto un obiettivo a lungo termine, ma gli Alleati sono sicuramente capaci di trovare un modus vivendi accettabile e di prevenire possibili escalation attraverso il dialogo. La NATO e l’Assemblea parlamentare della NATO costituiscono un quadro particolarmente utile per il dialogo e le consultazioni. Gli Alleati dovrebbero anche migliorare lo scambio di informazioni e intensificare i contatti con il mondo accademico e la società civile nella regione MENA per migliorare la comprensione della regione e dissipare i falsi miti.

Infine, è imperativo non perdere di vista il fatto che, se la riva nord e quel sud del Mediterraneo sono intrinsecamente legate in quanto parti della stessa regione, sono anche molto diverse nelle loro strutture economiche, politiche e demografiche. Dopo decenni di stagnazione, la regione MENA conosce attualmente una fondamentale trasformazione e revisione del contratto sociale tra i popoli e i regimi degli Stati della regione. Questo processo presenta ad un tempo opportunità e sfide che inevitabilmente influenzeranno la sponda nord del Mediterraneo. Benché la NATO non abbia né il mandato né la capacità per svolgere un ruolo chiave nel sostenere questa trasformazione, in cambio può e deve offrire un valore aggiunto in questi settori di competenza, contribuendo a creare un ambiente sicuro per questa transizione.