L’importanza dello Spazio come nuovo dominio operativo pone l’Alleanza Atlantica davanti a nuove e crescenti sfide.
Nel complesso emerge la reale necessità di comprendere come lo Spazio sia diventato ormai un elemento fondamentale per la difesa e la deterrenza, facendo emergere, inoltre, ricadute positive per tutto il sistema produttivo nazionale.

Di questo e di molto altro abbiamo parlato all’incontro “Lo Spazio come Warfighting Domain: tra nuove sfide e antiche rivalità” che si è tenuto presso la prestigiosa sede del Centro Studi Americani martedì 21 settembre.
Dopo i saluti del  Direttore del Centro Studi Americani, Roberto Sgalla ed il mio intervento in qualità di Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare NATO, hanno preso la parola il Gen. Luigi Francesco De Leverano, Consigliere Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri, Nik Smith, Space Director Europe di Lockheed Martin e l’Avv. Pierluigi Di Palma, Presidente Ente Nazionale per l’aviazione civile (ENAC).
Il tutto è stato moderato dalla giornalista RAI Carlotta Ricci.

Qui di seguito trovate il mio intervento.

 

Buona lettura!

 

 

 

A partire dagli anni Cinquanta, con la messa in orbita dei primi satelliti, lo Spazio è stato percepito come dimensione imprescindibile per ogni tipo di attività militare. Oggi lo Spazio si configura come una dimensione altamente congestionata, contesa e competitiva, i cui equilibri risentono gradualmente anche delle minacce di tipo asimmetrico.

Lo spazio quindi, a livello internazionale, rappresenta un settore cruciale in termini sia di concorrenza che di cooperazione, un baluardo importante dell’economia e dello sviluppo tecnologico nonché un settore scientifico di importanza vitale di un paese.

L’arrivo del nuovo comando spaziale per le operazioni NATO, rappresenterà una rivoluzione negli affari militari come già accaduto negli anni Novanta con l’avvento della Information Warfare?

Decisamente no. Lo spazio è già da tempo una dimensione nella quale si è espresso il confronto tra le maggiori potenze.

I cambiamenti, piuttosto, sono avvenuti sulla terra, come conseguenza della digitalizzazione. Società altamente digitalizzate sono infatti altrettanto dipendenti dalle tecnologie satellitari, ormai cruciali rispetto alla maggior parte delle operazioni che compiamo nella nostra vita quotidiana.

Il riconoscimento del nuovo dominio operativo non è una mera questione formale: dichiarare quello extra atmosferico uno spazio di importanza pari agli altri già significa – oltre a rendere lo spazio suscettibile di attivazione dell’articolo 5 del Trattato, almeno potenzialmente – dare la possibilità alla NATO di rivolgere richieste di sviluppo di capacità e servizi afferenti all’ambito spaziale a tutti gli stati membri dell’Alleanza.

Al di là del contenimento (monitoraggio in questa fase e attività che, comunque, già avveniva) di attori come Russia e Cina, infatti, l’inquadramento dello spazio come dominio operativo di competenza della NATO ha importanti ricadute normative e, di conseguenza, sulla definizione degli standard industriali necessari a poter operare in quel contesto.

Proprio per questo la NATO si è focalizzata a concentrare la sua azione sull’integrazione e l’interoperabilità degli asset appartenenti ai diversi Stati Membri.

Inoltre, è l’ambiente stesso a creare interdipendenza, persino con Paesi non alleati. Perché nonostante non si riesca a raggiungere un accordo sulle armi antisatellite, la preoccupazione di eventuali detriti, che non fanno differenza tra alleati e non, resta una delle voci più importanti nell’agenda di tutte le super potenze.

Componente regolatoria

 

Come alleanza altamente istituzionalizzata, caratterizzata da meccanismi decisionali formali codificati e condivisi dai suoi membri, la NATO etichettando lo spazio come dominio operativo può svolgere un ruolo importante sulla componente regolatoria, prima di quella militare.

Definire un settore industriale come strategico, e normarlo di conseguenza, imporrà infatti alle aziende fornitrici dell’Alleanza di innalzare i livelli di eccellenza delle loro produzioni e di controllare la filiera in base a parametri più restrittivi, evitando o minimizzando la dipendenza dall’esterno (in particolare dalla Cina).

 

Impatto sociale del settore

 

Ma al di là delle ricadute tecnologiche ed economiche, e per questo è importante che oggi ci siano anche azienda al tavolo dei relatori, ci tengo a far notare che il settore spaziale, come tutta l’industria della difesa, per via della penetrazione a 360 gradi in ogni aspetto della nostra vita, soprattutto grazie ai nuovi domini cyber e spazio, ha delle ricadute sociali estremamente importanti. Il moltiplicatore economico che questo settore rappresenta è ormai chiaro a tutti e sono diversi gli studi che evidenziano come gli investimenti ritornino moltiplicati, ma non è solo questo. Da un punto di vista immateriale, il settore spaziale, per via del suo fascino intrinseco, crea un potente incentivo per incuriosire le giovani generazioni allo studio delle materie STEM per costruire speranza e immaginario per il futuro.

Inoltre, l’uso duale di questa tecnologia aiuta a far comprendere ai contribuenti l’importanza della ricerca tecnologica nel campo della sicurezza e della difesa. Senza contare le importanti partnership che questo settore ha già portato e continuerà a portare. Pensate al dibattito di queste settimane sulla difesa europea comune, nel settore spaziale esiste un’agenzia europea già da decenni.

Anche all’interno dell’assemblea parlamentare NATO l’argomento è molto sentito e sono stati diversi gli atti approvati, tutti indirizzati ad una maggiore sinergia nel campo della regolamentazione, specialmente in materia di detriti ed armi antisatellite, puntando ad una capacità condivisa in seno all’Alleanza.

 

Ruolo dell’Italia

 

Il Paese deve accettare la sfida di innalzare i propri livelli di spesa militare, implementando un framework normativo all’avanguardia per definire partnership pubblico-private, soprattutto nei settori technology intensive come i satelliti.

Con la proiezione dell’Alleanza verso lo spazio automaticamente si costituirà un volano per la crescita interna e una finestra di opportunità per un posizionamento maggiormente proattivo in ambito di sicurezza e gestione degli affari internazionali. Eventi come questo servono anche per promuovere un vivace entusiasmo verso una nuova corsa allo spazio che vuol significare scoperte tecnologiche a uso duale, nuovi posizionamenti geostrategici per il nostro paese, occupazione e crescita collettiva.

L’Italia può, nonostante le sue piccole dimensioni a confronto di certi giganti, reclamare il suo posto ma bisogna prima di tutto avere  la consapevolezza dell’importanza di ciò che abbiamo sopra la testa e riconoscerlo. Non dobbiamo essere come Cristoforo Colombo, che come diciamo noi scopri l’America, rischiando di ritrovarci nello spazio senza accorgerci di dove siamo finiti.

Forse sarebbe meglio essere come Amerigo Vespucci che, nonostante sia arrivato dopo, all’America ha dato il nome.