Dal 14 al 17 maggio si è svolta online la sessione primaverile della NATO PA. Sicuramente è stata un’occasione di confronto e di riflessione in merito alle sfide che ci attendono per il futuro.
269 Parlamentari di 30 Paesi membri della NATO insieme a 100 rappresentanti di circa 30 paesi partner e organi parlamentari hanno avuto modo di confrontarsi sui dossier principali che riguardano la nostra sicurezza.
Durante i lavori sono stati presentati 15 progetti di relazione su tutte le questioni di sicurezza nell’agenda transatlantica che vanno dai rapporti con la Russia, alla sempre più avanzata modernizzazione militare cinese, dalla sicurezza regionale dall’ area MENA fino alle sfide poste dal Circolo Polare Artico.
La NATO in questi anni ha compiuto passi significativi per adattarsi ad un contesto di sicurezza in evoluzione. Adesso l’Alleanza deve prepararsi per le sfide e i cambiamenti futuri che avranno un enorme impatto anche sulla nostra sicurezza. Sfide che qualsiasi Paese non può affrontare da solo ma attraverso la NATO rafforzando la coesione e l’unità.
L’Assemblea parlamentare porta all’interno della NATO anche quei concetti che non sono prettamente legati alla difesa e alla sicurezza.
Di seguito trovate i link ai rapporti delle varie Commissioni dell’Assemblea Parlamentare della NATO presentati in quest’ultima sessione primaverile. Contengono numerosi dati ed informazioni utili per capire come si stanno evolvendo questi temi. Purtroppo di questi argomenti non se ne parla molto e bisogna approfondire per capire come sta mutando lo scenario e quali sono le decisioni migliori per tutti.
Buona lettura!
COME FUNZIONA LA NATO PA?
La Nato PA svolge due sedute in sede plenaria, una in primavera e una in autunno.
La sessione primaverile si tiene generalmente nel mese di maggio. In tale occasione le Commissioni esaminano in via preliminare i progetti di relazione e svolgono discussioni politiche al loro interno.
La sessione autunnale, denominata annuale, si svolge tra ottobre e novembre ed è il contesto nel quale le relazioni deliberate in primavera vengono adottate in via definitiva.
Si procede inoltre al voto su raccomandazioni, risoluzioni, pareri e direttive, che vengono poi trasmessi ai Governi, ai Parlamenti nazionali e al Segretario Generale della NATO.
Le decisioni dell’Assemblea sono adottate a maggioranza semplice dei voti espressi.
COMMISSIONE POLITICA
RAPPORTO: “FAR FRONTE ALLA PERSISTENTE SFIDA GEOPOLITICA ED IDEOLOGICA DELLA RUSSIA”
Sintesi
Le relazioni tra la Russia e l’Occidente sono attualmente al minimo dalla fine dell’era sovietica e la prospettiva che riprendano è piuttosto cupa. Il cauto duplice approccio della NATO alla Russia dovrebbe essere riaffermato nel nuovo Concetto strategico, a condizione che gli Alleati siano favorevoli a rinnovarlo. Tuttavia, è giunto il momento per gli Alleati di avere una discussione franca e approfondita su ciò che le relazioni NATO-Russia dovrebbero comportare in pratica nel prossimo decennio.
Questo progetto di rapporto fa il punto sulla sfida strategica della Russia alla NATO e ai suoi principali partner. Si evidenzia come dall’invasione dell’Ucraina nel 2014, il regime di Putin è diventato molto più ideologico, il che ha evidenti ripercussioni nel campo della politica estera e limita fortemente la possibilità di un autentico e duraturo riavvicinamento tra Russia e la comunità transatlantica. Il relatore avverte che non sarebbe sorprendente assistere a una rinascita dell’avventurismo militare russo a breve e medio termine.
Il relatore torna anche sul crescente allineamento strategico tra Russia e Cina ed esorta la comunità euro-atlantica ad essere coerente e impegnata nell’ordine basato sulle regole nelle loro relazioni con Mosca e Pechino.
Questo progetto offre una panoramica delle attività destabilizzanti della Russia nelle sue immediate vicinanze e nella più ampia regione MENA. Il relatore esorta gli alleati ad aumentare il loro sostegno all’integrazione euro-atlantica di Georgia e Ucraina e alla loro trasformazione in storie di successo.
Il documento si sofferma anche sulla natura sempre più repressiva del regime a livello nazionale e chiede la continuazione della politica di sanzioni, a meno che Mosca non riconsideri il suo comportamento destabilizzante e le violazioni dei diritti umani.
Si conclude con una serie di raccomandazioni volte a rassicurare gli Alleati di fronte alle minacce militari e ibride poste dalla Russia e sollecita gli alleati ad essere realistici sulle prospettive di un dialogo autentico con l’attuale regime, al di là del mantenimento dei canali di comunicazione per prevenire un’escalation accidentale.
RAPPORTO: “L’AGENDA DELLA NATO SUL MANTENIMENTO DELLA SICUREZZA NEL MEDITERRANEO”
Sintesi
Dotato di tre principali punti di ingresso strategici che controllano l’accesso, rispettivamente, all’Oceano Atlantico, al Mar Rosso (che porta all’Oceano Indiano e al Pacifico) e al Mar Nero (che conduce al mondo russo), il Mar Mediterraneo collega tutti i principali poli politici, economici ed energetici del mondo. L’area mediterranea rappresenta quindi una regione cruciale per attori esterni come Russia, Cina e potenze del Golfo, per gli Stati Uniti, ed anche per i paesi che la circondano, tutti coinvolti a vario titolo in reti multilaterali più o meno articolate. Dal 2010 questo spazio è stato segnato anche da un susseguirsi di sconvolgimenti politici, portati al culmine in Siria, Iraq e Libia. Questi sviluppi hanno dato luogo a una crisi migratoria senza precedenti per l’Europa e favorito l’emergere di nuove minacce alla sicurezza a livello internazionale.
Di conseguenza, l’Alleanza è diventata sempre più interessata a quest’area geografica. A metà degli anni ’90 è stato istituito un forum di discussione attraverso il Dialogo Mediterraneo. Successivamente, il Concetto strategico del 2010 ha tenuto conto degli sviluppi politici e militari sul fianco meridionale dell’Alleanza. E da allora, la NATO ha compiuto progressi significativi. All’interno del Comando delle forze alleate congiunte di Napoli, è stato istituito l’Hub meridionale per rafforzare la vigilanza e coordinare le operazioni marittime degli alleati in questa regione. La NATO collabora anche con altre organizzazioni, come l’Unione Europea e l’Unione Africana. Tuttavia, oggi, differenze specifiche tra gli alleati ostacolano ancora la capacità della NATO di sviluppare una strategia costante, chiara e coerente che definisca il suo ruolo nell’affrontare le sfide e le minacce dal sud.
Questo progetto di relazione presenta innanzitutto l’impatto del panorama della sicurezza del Mediterraneo sulla sicurezza dell’Alleanza attraverso tre assi: le due aree geografiche in tensione; fattori e questioni trasversali; e il ruolo degli attori esterni. Offre quindi una valutazione del ruolo degli alleati nel promuovere la stabilità e la sicurezza nel Mediterraneo come parte dei loro compiti principali. Infine, formula raccomandazioni per rafforzare i programmi, le iniziative e i partenariati della NATO nel Mediterraneo al fine di promuovere la stabilità regionale.
Sintesi
In questo progetto di rapporto si esaminano i modi per rinvigorire il legame transatlantico e per realizzare una più equa condivisione degli oneri nel quadro del dibattito NATO 2030. Nonostante la pandemia e altre nuove sfide, la NATO continua a dimostrare la sua capacità unica di costruire consenso tra i suoi 30 alleati e di svolgere i suoi compiti fondamentali di difesa collettiva, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa. Gli alleati restano fedeli ai valori comuni e condividono le stesse preoccupazioni in materia di sicurezza. Tuttavia, negli ultimi anni sono emerse alcune differenze tra gli alleati, come evidenziato dall’uso di una retorica politica a volte poco costruttiva. Gli attori esterni, in particolare Russia e Cina, hanno continuato a sfruttare e alimentare queste differenze. Nonostante i progressi compiuti dal 2014 sul tema della spesa per la difesa, la ricerca di una più equa ripartizione degli oneri all’interno della NATO e di un sostegno più adeguato per i membri in prima linea rimane incompiuta.
Sulla condivisione degli oneri, questo rapporto esorta gli alleati a riformulare il loro impegno per raggiungere gli obiettivi del 2% e del 20% entro il 2024 al prossimo vertice NATO. Tuttavia, e fatti salvi gli impegni del vertice del Galles, è legittimo pensare a nuovi modi per distribuire gli oneri in modo più equo tra gli alleati. In particolare, gli Alleati dovrebbero riconoscere il ruolo speciale svolto dai paesi sui fianchi dell’Alleanza che utilizzano le loro risorse nazionali per proteggere altri membri della NATO da pericoli esterni come il terrorismo o l’immigrazione illegale.
Per quanto riguarda altre possibilità per rafforzare la cooperazione transatlantica, il progetto di rapporto rileva che le condizioni sono attualmente favorevoli affinché gli alleati nordamericani ed europei concordino una strategia comune nei confronti della Cina basata sulla nozione di “concorrenza”. L’approccio multilateralista della nuova amministrazione statunitense sta anche creando un nuovo impulso per lo sviluppo di un partenariato costruttivo tra la NATO e l’UE. Gli sforzi dell’UE per rafforzare le capacità di difesa europee devono essere accolti con favore a condizione che rafforzino la NATO e coinvolgano pienamente gli alleati europei non appartenenti all’UE.
Il progetto di relazione sostiene l’adozione di un nuovo Concetto strategico della NATO, che dovrebbe, tra l’altro, promuovere una “NATO più politica” attraverso una maggiore consultazione politica per facilitare la convergenza di opinioni tra gli alleati. La stesura del nuovo Concetto strategico offre a tutti gli alleati l’opportunità di suggellare la nuova strategia transatlantica adattata al contesto di sicurezza in evoluzione e di utilizzare il pieno potenziale di questa relazione transatlantica unica.
COMMISSIONE ECONOMIA E SICUREZZA
RAPPORTO: “LE SPESE PER LA DIFESA DEI PAESI ALLEATI: MINACCE PERSISTENTI E NUOVI VINCOLI”
Sintesi
La pandemia COVID-19 e la conseguente recessione globale hanno esercitato serie pressioni sui bilanci della difesa alleata. Mentre i governi adottano pacchetti di stimolo fiscale per sostenere la domanda aggregata, gli analisti politici sono sempre più preoccupati che le spese per la difesa possano essere sacrificate a favore di altre priorità urgenti. Il panorama della sicurezza rimane allarmante mentre la pandemia e la conseguente crisi economica non fanno che aggravare le numerose sfide della difesa. Gli alleati affrontano una lunga lista di sfide, sia tradizionali che nuove, che richiedono la mobilitazione sia di risorse finanziarie che di sforzi adeguati per ottimizzarne l’efficacia.
Anche prima della pandemia, i governi alleati avevano identificato una necessità condivisa di garantire che le spese e gli investimenti militari fossero sufficienti per soddisfare i requisiti di sicurezza attuali e futuri. La sfida è diventata evidente all’indomani dell’annessione illegale della penisola di Crimea da parte della Russia e dell’aggressione nell’Ucraina orientale. Al vertice del Galles del 2014, i leader alleati si sono impegnati a spendere il 2% della loro produzione economica nazionale in spese per la difesa e il 20% dei rispettivi bilanci per la difesa in attrezzature pesanti, ricerca e sviluppo. Dal 2014, diversi alleati, in particolare quelli più vicini al fianco orientale della NATO, hanno compiuto progressi significativi nell’adempimento di questi impegni, raggiungendo o superando i loro obblighi negli ultimi tre anni. Ma altri si sono mossi con meno fretta, con diversi paesi alleati che sono lontani dal raggiungere gli obiettivi entro il 2024.
La questione della spesa per la difesa porta sistematicamente a una discussione più ampia e infinita sulla condivisione degli oneri. C’è il timore che la solidarietà dell’Alleanza, che ha reso la NATO così efficace, possa essere compromessa dalla sensazione che alcuni paesi alleati non riescano a rispettare i propri impegni di spesa minima. La stessa NATO ha cercato di incoraggiare gli alleati a rispettare gli impegni di spesa, ma ha anche lavorato per ottimizzare l’efficienza della spesa per la difesa in modo da produrre il miglior ritorno possibile in termini di capacità. L’Unione europea persegue in gran parte gli stessi obiettivi, anche se la crisi economica sta portando a tagli ai suoi programmi industriali della difesa.
Per queste ragioni, l’impegno per gli investimenti nella difesa dovrebbe rimanere una pietra miliare per i governi alleati, poiché riflette i tipi di investimenti che gli alleati devono continuare a fare nella loro difesa, nazionale e collettiva. Ma alla fine ciò che conta sono le capacità: anche queste devono essere oggetto di sforzi collettivi e nazionali. I governi alleati dovrebbero avvalersi del processo di riflessione della NATO per stimolare la volontà politica di rispettare questi impegni fondamentali in materia di sicurezza e per approfondire la cooperazione in modo da massimizzare le scarse risorse di difesa. Lo sviluppo delle capacità e gli investimenti a lungo termine dovrebbero essere al centro di questi sforzi, che sono essenziali in un momento di crescente incertezza geopolitica. Il mantenimento dei budget per gli appalti e gli investimenti per la difesa sarà in definitiva fondamentale per aiutare i principali attori del settore della difesa a superare l’attuale recessione. Ciò richiederà probabilmente un certo grado di consolidamento in questi settori che alla fine ridurrà le pressioni sui bilanci governativi riducendo i costi e approfondendo l’interoperabilità e l’integrazione complessiva della difesa all’interno dell’Alleanza. Ciò dovrebbe essere fatto sia a livello europeo, dove il consolidamento è chiaramente necessario, ma anche a livello transatlantico.
RAPPORTO: “ LA CRISI ECONOMICA GLOBALE: IMPLICAZIONI E PROSPETTIVE”
Sintesi
Le conseguenze a lungo termine della pandemia da COVID-19 sull’economia globale non sono ancora del tutto evidenti. Le risposte nazionali al virus sono state diverse così come le conseguenze economiche. Molti paesi hanno potuto imparare dalla crisi finanziaria globale nel 2009. Questa volta, i governi hanno messo in atto molto rapidamente programmi di stimolo per contrastare la recessione. Ad esempio, l’Unione europea ha incoraggiato l’emissione congiunta del debito e ha creato condizioni favorevoli per una forte risposta fiscale alla crisi. Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno adottato programmi di spesa molto significativi per garantire il reddito delle famiglie e sostenere così la domanda interna. Pur prevenendo la disoccupazione di massa e i fallimenti, la massiccia spesa pubblica genererà invariabilmente livelli straordinari di debito pubblico. Alcuni osservatori temono che questa massiccia iniezione di denaro pubblico alla fine contribuirà a un aumento dell’inflazione, anche se i tassi di interesse e di inflazione sono rimasti finora notevolmente bassi. Non è ancora chiaro come alla fine verrà finanziata questa massa di debito. E questa è una sfida seria a medio e lungo termine per i governi che sono già particolarmente colpiti.
La crisi attuale ha dato origine a una forma di competizione tra diversi sistemi politici e questa ha un aspetto strategico significativo. Diversi poteri autoritari hanno utilizzato la pandemia per screditare i governi democratici. La Cina, ad esempio, ha integrato la lotta contro il COVID-19 in una più ampia narrativa nazionale che mette in mostra la sua “ascesa pacifica” e la superiorità del suo sistema politico. Ha sottolineato il suo contributo alla lotta globale contro il Covid-19 mentre cercava di trarne vantaggio diplomatico. I paesi che sono riusciti a contenere la malattia sono anche riusciti a far funzionare più o meno bene le loro economie, e questo ha avuto conseguenze internazionali. La capacità di vaccinare rapidamente le popolazioni e di aiutare altri paesi a vaccinare è diventata una sorta di moneta diplomatica. Altri paesi hanno completamente trascurato il virus e alla fine hanno dovuto affrontare i fatti: la malattia non si piega ai dettami politici.
Il mondo sembra destinato a tornare a crescere nel 2021, ma diversi ostacoli potrebbero impedire all’economia globale di riprendersi completamente. Tra questi ostacoli vi sono i problemi della produzione e distribuzione del vaccino, l’emergere di ceppi resistenti di Covid-19 e nuovi focolai di infezioni, l’abbandono prematuro delle misure fiscali e monetarie anticicliche che potrebbero portare in tutto il mondo a una mancanza di liquidità, l’adozione di misure economiche e di politiche di sanità pubblica ipernazionaliste, inevitabilmente destinate al fallimento. Le insolvenze del debito potrebbero scatenare panico sui mercati finanziari, che potrebbe diffondersi rapidamente visti gli enormi oneri del debito pubblico che i governi si sono assunti. La recessione economica ha provocato un calo delle entrate fiscali che ha solo aggravato il problema. Viceversa, una forte accelerazione delle campagne di vaccinazione consentirebbe di progredire più rapidamente sulla strada dell’immunità collettiva, di riconquistare la fiducia di investitori e consumatori, di materializzare la domanda latente e, quindi, accelerare una ripresa guidata dalla domanda. Se mantenuti bassi, i tassi di interesse e di inflazione potrebbero prolungare lo stato di grazia che consente ai governi di continuare le loro politiche monetarie e fiscali per sostenere le loro economie durante il processo di ripresa.
RAPPORTO: “BIELORUSSIA: SFIDE POLITICHE, ECONOMICHE E DIPLOMATICHE”
Sintesi
A seguito di un’elezione presidenziale molto controversa nell’agosto 2020, e definita “né libera né giusta” da molti osservatori, un ampio movimento di protesta ha invaso il paese. Non sorprende che le elezioni siano state illegittime. Il presidente Alexander Lukashenko ha mantenuto a lungo la sua presa sul potere attraverso la frode elettorale e la repressione. Questa volta, tuttavia, l’opposizione si è raccolta attorno ad una singola candidatura dopo che altri candidati sono stati incarcerati o esiliati e il sentimento generale di tradimento tra la popolazione era palpabile.
La conseguente crisi politica ha colpito una società già duramente colpita dalla pandemia COVID-19 e da una crisi economica, che pur derivando dalla crisi sanitaria, ha anche messo in luce i limiti del modello statale e centralizzato auspicato dal presidente Lukashenko. Tutto sembra indicare che questo modello non è più in grado di soddisfare le esigenze e le aspettative dei bielorussi, soprattutto perché si basa fortemente sia sulle imprese statali che sui sussidi russi, in particolare per quanto riguarda l’energia importata. Alexander Lukashenko ha a lungo sfruttato quel modello per russificare l’identità di questo giovane paese e coltivare uno spirito di nostalgia per l’era sovietica. Mentre quel modello vacilla, l’opposizione solleva ora questioni fondamentali sia sull’identità del paese che sulla sua direzione futura.
COMMISSIONE SULLA DIMENSIONE CIVILE DELLA SICUREZZA
Sintesi
Per le società alleate, la pandemia COVID-19 ha dolorosamente dimostrato l’importanza di rafforzare la loro preparazione e capacità di rispondere alle crisi. Di fronte a un ambiente di sicurezza sempre più complesso e al moltiplicarsi di minacce militari e non militari che colpiscono tutte le nostre società, sembra più vitale che mai consolidare la nostra resilienza attraverso la preparazione civile.
Nonostante i notevoli sforzi compiuti dalla NATO e dai paesi alleati negli ultimi due decenni, persistono delle vulnerabilità in quest’area. Questo progetto preliminare di relazione invita pertanto l’Alleanza a sviluppare un approccio alla resilienza dell’intera società, attraverso il quale tutti gli attori civili e militari funzionerebbero con maggiore sinergia. In particolare, suggerisce di prendere ispirazione dai successi di diversi Stati membri e paesi partner. Nella parte conclusiva vengono infatti esaminati tre casi: l’Estonia per la resilienza alla minaccia informatica; la Finlandia come esempio dell’approccio alla sicurezza della società nel suo complesso; il Giappone come esempio di resilienza ai disastri naturali.
Infine, offre raccomandazioni per rafforzare le capacità delle nostre società di contrastare il rischio presente e futuro.
RAPPORTO: “DIECI ANNI DOPO LE PRIMAVERE ARABE: ASPETTATIVE E DISILLUSIONI”
Sintesi
Le rivolte del 2011 e 2012 in Medio Oriente e Nord Africa hanno suscitato, sin dall’inizio, grandi aspettative per la democratizzazione delle società della regione e per un maggiore rispetto dei diritti fondamentali delle popolazioni. A dieci anni dalle rivoluzioni arabe, è possibile riconoscere qualche progresso – variabile da paese a paese e spesso timido. I paesi più stabili si sono rivelati quelli che hanno ascoltato le richieste dei propri cittadini.
Tuttavia, tutte le speranze suscitate dalle rivolte del 2011-2012 non si sono ancora realizzate. Dal 2013 in poi, con la rilevante eccezione della Tunisia, in molte zone si sono verificate crescenti battute d’arresto. Inoltre, la pandemia COVID-19 ha esacerbato le sfide esistenti, rivelato l’inefficienza di alcuni regimi e rafforzato le loro tendenze autoritarie e repressive.
Le frustrazioni che hanno scatenato le rivolte del 2011-2012 sono ancora molto presenti. Dal 2019, queste tensioni sono riemerse in diversi paesi sotto forma di proteste popolari che dimostrano che il processo di trasformazione e liberalizzazione delle società nella regione, avviato dieci anni fa, sta proseguendo. È sia il segnale che il risultato di una tendenza di fondo alla globalizzazione, che porta a cambiamenti strutturali verso i quali le società del Medio Oriente e del Nord Africa hanno reagito e stanno ancora reagendo.
Sintesi
La crisi dell’informazione legata alla pandemia COVID-19 e agli eventi al Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021 hanno messo in luce gli effetti destabilizzanti della disinformazione e della propaganda sulle società democratiche. Un numero crescente di attori esterni e interni malevoli (stati autoritari, gruppi non statali e cittadini) si impegnano in tali attività di informazione ostili sia per promuovere i propri interessi strategici sia per indebolire la resilienza dei paesi membri dell’Alleanza in termini di sicurezza e democrazia. La disinformazione e la propaganda minacciano le fondamenta delle società alleate liberali; limitano la capacità dei cittadini di accedere a informazioni verificate, amplificano la polarizzazione ed erodono la fiducia del pubblico nelle elezioni. Per affrontare questa minaccia, sono stati compiuti numerosi passi all’interno dell’Alleanza e oltre. Tuttavia, queste misure rimangono frammentate e insufficienti.
Questo progetto di rapporto offre una serie di raccomandazioni concrete su come l’Alleanza potrebbe combattere la disinformazione e la propaganda in modo più efficace e coerente. Di fronte a questa minaccia, il relatore chiede, sia a livello nazionale che a livello della NATO, l’adozione di un approccio globale, cooperativo e basato sui valori. Esorta inoltre l’Alleanza a porre la resilienza democratica al centro delle discussioni in corso sul futuro della NATO. Il modo migliore per l’Alleanza per proteggersi dalla disinformazione e dalla propaganda consiste nel dedicarsi con rinnovata energia ai valori democratici e nel dare l’esempio nei fatti, oltre che nelle parole.
COMMISSIONE DIFESA E SICUREZZA
RAPPORTO: “SFIDE FUTURE DEL CONTROLLO INTERNAZIONALE DEGLI ARMAMENTI”:
Sintesi
Negli ultimi due decenni, Stati Uniti, Russia e Cina hanno sviluppato percezioni divergenti sulla sicurezza internazionale, percezioni che hanno portato alla successiva abrogazione di molteplici accordi sul controllo degli armamenti. Nel febbraio 2021, l’ultimo accordo sul controllo degli armamenti nucleari tra Stati Uniti e Russia, New START, è stato salvato solo a due giorni prima della sua scadenza. Per rafforzare il controllo sugli armamenti come strumento di sicurezza alleato al di là del Nuovo START, gli Stati membri della NATO devono confrontarsi con le forze contrarie al controllo sugli armamenti e favorire un approccio comune sui vantaggi che la sicurezza reciproca offre.
Gli Alleati devono affrontare tre sfide principali per quanto riguarda i futuri accordi. In primo luogo, gli stati dotati di armi nucleari al di fuori dell’Alleanza, in particolare Russia e Cina, stanno sviluppando nuovi sistemi d’arma nucleare destabilizzanti. In secondo luogo, il rischio di proliferazione nucleare incontrollata è maggiore ora più di quanto non sia mai stato dalla firma del Trattato di non proliferazione nucleare (NPT) nel 1968.
Infine, le tecnologie emergenti e dirompenti (EDT) come l’Intelligenza Artificiale (AI) e i sistemi autonomi pongono una significativa incertezza riguardo ai fondamenti della deterrenza nucleare. Queste sfide aumentano la complessità dei futuri negoziati, minando in modo significativo la fiducia reciproca necessaria per un controllo efficace degli armamenti.
Tuttavia, i parlamentari hanno nelle loro mani potenti strumenti per affrontare queste sfide e reindirizzare l’attenzione della comunità internazionale verso il controllo degli armamenti. In qualità di legislatori nelle 30 nazioni dell’Alleanza, i parlamentari possono sostenere i negoziati sul controllo degli armamenti, raccogliere il sostegno dell’opinione pubblica e contribuire a mettere in atto quadri giuridici efficaci a sostegno dei negoziati.
In quanto custodi delle finanze dei rispettivi paesi, i parlamentari – e in particolare quelli che rappresentano le potenze nucleari dell’Alleanza – possono mitigare l’intensità di una perniciosa corsa agli armamenti. Infine, in qualità di delegati alle istituzioni internazionali, i parlamentari della NATO possono lavorare insieme per la definizione di norme e standard per l’implementazione delle tecnologie emergenti e dirompenti, come l’Intelligenza Artificiale, nei sistemi nucleari e in particolare nelle aree emergenti del cyberspazio e dello spazio esterno.
RAPPORTO: “LA POSTURA DI DIFESA DELLA CINA: IMPLICAZIONI PER LA NATO”
Sintesi
Pechino sta investendo nello sviluppo di moderne forze armate in grado di difendere i crescenti interessi del Paese nel mondo. La modernizzazione dell’Esercito popolare di liberazione (PLA) sta accelerando sotto la supervisione di Xi Jinping. La visione del Jinping ruota attorno a 3 obiettivi militari per il PLA: meccanizzazione, informatizzazione e intelligenza. Se questi obiettivi vengono raggiunti, il presidente cinese è fiducioso che il PLA diventerà la forza combattente più sofisticata del mondo entro il 2049, quando verrà celebrato anche il centenario della fondazione della Repubblica popolare cinese (PRC).
Le forze armate cinesi non rappresentano una minaccia immediata per gli alleati, ma è sempre più evidente che un pericolo si profila all’orizzonte. I crescenti interessi economici, politici e militari della Cina nel mondo si scontrano con quelli dell’Alleanza nell’area euro-atlantica.
Mentre gli alleati hanno perfezionato la loro visione e il loro approccio alla Cina, nei prossimi mesi e anni è certo che la NATO avrà certamente bisogno di prendere un’iniziativa che coinvolga l’intera Alleanza. Le ambizioni militari dichiarate della Cina si scontreranno sempre più contro gli interessi degli alleati in 3 aree chiave: marittima, spaziale e informatica (standard volti a prevenire la libertà di navigazione in alto mare, mantenendo l’accesso alle reti di comunicazione da satelliti protetti nello spazio e nel cyberspazio, che la Cina ha apertamente trasformato in un’arena di competizione strategica e destabilizzazione). Oltre a mitigare l’impatto delle sfide militari poste dalla Cina, gli Alleati devono anche trovare modi per cooperare con la Cina su una serie di questioni di sicurezza globale.
Questo progetto di rapporto si conclude con raccomandazioni ai parlamentari e ai governi dei paesi NATO, in particolare: fare una forte dichiarazione politica su ciò che l’Alleanza rappresenta, piuttosto che su ciò che sta combattendo – nell’iniziativa NATO 2030 e durante la sua revisione del concetto strategico – in modo da affermare il proprio posto in un mondo segnato dal potere della Cina; rafforzare la cooperazione tra gli alleati e con i partner al fine di ottenere un quadro più preciso della portata delle sfide poste dalla Cina e, infine, identificare le vulnerabilità strategiche degli alleati.
RAPPORTO: “LE SFIDE SECURITARIE NEL GRANDE NORD”
Sintesi
Lo scioglimento del ghiaccio artico sta ampliando l’accesso alle rotte di transito di superficie e alle risorse sotterranee nell’Artico, che si prevede avranno effetti di vasta portata sul commercio globale e sui mercati delle materie prime. Questo maggiore accesso all’Artico sta attirando una rinnovata attenzione su questa regione, sia da parte degli stati artici che non.
Investimenti concorrenti e visioni del futuro dell’Artico rischiano di ribaltare la sua reputazione dopo la Guerra Fredda da regione nota per la sua cooperazione pacifica a diventare terreno di scontro tra grandi potenze. A guidare questa nuova realtà sono due fattori principali: una crescente divergenza politica nell’area euro-atlantica tra gli alleati NATO e la Russia; e, in parte correlato al primo, il crescente sforzo da parte degli Stati non artici, guidati dalla Cina, nel rivendicare una futura partecipazione nell’Artico del XXI secolo.
Alla crescita delle attività economiche nell’Artico, seguono da vicino gli investimenti militari per proteggere interessi vecchi e nuovi. I nuovi investimenti militari russi sono stati i più significativi, con il Paese sempre più esposto sulla sua sponda settentrionale. La Cina è anche alla ricerca di modi per espandere la propria impronta economica e la ricerca scientifica in tutta la regione: gli esperti ritengono che questi investimenti potrebbero aprire la strada a una possibile presenza del suo Esercito popolare di liberazione.
Gli alleati stanno adottando misure per adattare le loro capacità alla difesa degli interessi attuali, e potenzialmente futuri, nell’estremo nord. Una delle principali preoccupazioni comuni è il mantenimento della libertà di navigazione degli Alleati poiché le rotte marittime artiche continueranno ad avere un’importanza strategica crescente. Alla luce di una revisione del Concetto strategico a breve termine, gli Alleati hanno l’opportunità di delineare l’approccio della NATO alla situazione in rapida evoluzione nell’Artico.
Il progetto di rapporto esamina la crescente rilevanza strategica dell’Artico del XXI secolo e il conseguente impatto che una maggiore attenzione alla regione potrebbe avere sull’ambiente di sicurezza internazionale, in generale, e sul fianco settentrionale dell’Alleanza in particolare.
COMMISSIONE SCIENZA E TECNOLOGIA
RAPPORTO: “RAFFORZARE LA COOPERAZIONE SCIENTIFICA E TECNOLOGICA CON I PARTNER ASIATICI”
Sintesi
La NATO ha continuamente intensificato la cooperazione con paesi che si trovano al di fuori del perimetro geografico dell’Alleanza. Attraverso una serie di programmi e iniziative, la NATO si impegna bilateralmente con le nazioni partner, che pur al di fuori dei quadri di partenariato regionale dell’Organizzazione, condividono gli stessi valori e interessi dell’Alleanza. Il progetto di rapporto mostra come la cooperazione nel settore della scienza e della tecnologia (S&T) sia parte integrante delle relazioni della NATO con i suoi partner. Il relatore rileva inoltre che il Giappone e la Repubblica di Corea (ROK) sono leader mondiali in diverse tecnologie emergenti e dirompenti e, più in generale, grandi potenze nel campo della scienza e della tecnologia.
Il progetto di rapporto identifica i vantaggi comparativi della scienza e della tecnologia dei partner asiatici della NATO, in particolare quelli del Giappone e della Repubblica di Corea, nelle principali tecnologie a duplice uso. Consapevole dei cambiamenti in atto nei settori della sicurezza e della tecnologia, l’Alleanza sta attualmente rafforzando la sua cooperazione scientifica e tecnologica con i suoi partner nella regione Asia-Pacifico.
Tuttavia, nonostante il rafforzamento di questa cooperazione, la conclusione del relatore è che questo è un aspetto poco sfruttato delle relazioni della NATO con i suoi partner asiatici.
Il relatore accoglie con favore la recente decisione del Comitato per la scienza e la tecnologia (STB) della NATO di concedere al Giappone lo status di partner del programma “nuove opportunità” (EOP). Riconosce che l’approfondimento e l’ampliamento della cooperazione nel campo della scienza e della tecnologia dipenderà dalla misura in cui i paesi partner faranno uso della vasta rete di competenze scientifiche e tecnologiche della NATO. Per mantenere un vantaggio tecnologico adottando un approccio graduale, il Comitato per la scienza e la tecnologia potrebbe considerare di invitare altri paesi a considerare di diventare partner del programma “nuove opportunità” (EOP).
Sintesi
L’attuale pandemia di Covid-19 ha esposto la vulnerabilità del mondo alle minacce biologiche e ha focalizzato l’attenzione sulla possibilità di attacchi biologici deliberati. Questo progetto di relazione esamina le opportunità offerte dalla biotecnologia e da altre tecnologie emergenti e dirompenti (EDT) nonché le principali sfide poste dalle armi biologiche. In questo contesto, il progetto di relazione fornisce una panoramica generale delle minacce attualmente incombenti sui nostri paesi.
I recenti progressi scientifici nel campo della biotecnologia sono molto incoraggianti per quanto riguarda la lotta contro le minacce biologiche di origine umana o naturale (legate a una pandemia). Tuttavia, questi progressi stanno anche facilitando lo sviluppo di armi biologiche sempre più sofisticate, in particolare a causa della convergenza tra la biotecnologia e altre tecnologie emergenti e dirompenti. A questo proposito, questo documento valuta il rischio di bioterrorismo e la possibilità che la capacità di sviluppo di armi biologiche cada nelle mani di attori non statali come i gruppi terroristici. Vengono anche discusse le attività intraprese dalla NATO e dai suoi paesi membri per migliorare la loro resilienza e il loro livello di preparazione in tutti i settori della difesa biologica. Infine, questo progetto di relazione delinea il quadro internazionale per il controllo degli armamenti applicabile alle armi biologiche, evidenzia le carenze della Convenzione sulle armi biologiche (CABT) del 1972 e suggerisce possibili in cui potrebbe essere rafforzato.
Il progetto di rapporto contiene diverse conclusioni preliminari che evidenziano il ruolo che i parlamentari della NATO possono svolgere nel mitigare le sfide alla difesa biologica alleata. Ciò include una maggiore consapevolezza della necessità di solide misure di protezione biologica, il sostegno al rafforzamento della BWC e l’incoraggiamento delle autorità nazionali a garantire che le loro politiche e capacità siano sufficienti per rispondere alle minacce biologiche attuali e future.
RAPPORTO: “SPAZIO E SICUREZZA: IL RUOLO DELLA NATO”
Sintesi
Le tecnologie spaziali, i dati e i servizi satellitari sono di fondamentale importanza per i sistemi economici e finanziari globali, la comunicazione, il progresso scientifico, l’osservazione della terra e la gestione delle catastrofi naturali, solo per citare alcuni esempi. Non sorprende quindi che lo spazio sia diventato un problema di sicurezza fondamentale. Riconoscendo le opportunità e le sfide che presenta lo spazio, diversi alleati hanno deciso di adattare le loro forze armate istituendo comandi spaziali o creando nuovi corpi militari. La stessa NATO ha adottato una politica spaziale e recentemente deciso di istituire un Centro spaziale e un Centro di eccellenza.
Questo progetto di relazione fa luce sul significativo aumento degli attori, pubblici e privati, presenti nello spazio e sulle loro attività. Descrive brevemente i progressi compiuti nella tecnologia spaziale dai principali paesi con capacità spaziali, come Stati Uniti, Russia e Cina. Particolare attenzione viene data alle attività e ai progressi di Russia e Cina nello sviluppo di tecnologie per negare l’accesso allo spazio. Il documento esamina quindi le possibili implicazioni di questi sviluppi per l’infrastruttura spaziale esistente degli Stati membri dell’Alleanza. Una rapida analisi degli accordi internazionali sulle attività spaziali e sulle lacune che la comunità internazionale deve colmare è seguita da una revisione del ruolo in evoluzione della NATO nello spazio.
Il rapporto giunge alla conclusione che l’attuale infrastruttura spaziale alleata è suscettibile di attacco. Lo sviluppo di una visione comune delle sfide e delle opportunità di sicurezza rappresentate dallo spazio è un passo importante per aumentare la resilienza delle risorse spaziali esistenti e future degli Alleati. Gli Stati membri dovrebbero utilizzare la NATO come forum per discutere l’uso dello spazio come ambiente operativo. Inoltre, poiché l’uso dello spazio per scopi pacifici è nell’interesse di tutte le nazioni, gli Alleati dovrebbero sviluppare un approccio comune per colmare le lacune negli accordi internazionali esistenti.