La Camera ha approvato una legge dal titolo “Disposizioni di revisione del modello di Forze armate” che ha accorpato 2 diverse leggi presentate qualche anno fa:
– Il sistema di reclutamento per le carriere iniziali nelle Forze Armate;
– il differimento dei termini della Legge 244/2012 per il conseguimento degli organi da essa previsti.
Questa legge, in breve,
rivede il reclutamento per entrare nelle Forze Armate e modifica una vecchia legge del 2012, la 244, che prevedeva una riduzione del numero complessivo degli appartenenti alle Forze Armate.
Come funziona oggi il sistema di reclutamento?
Già dal 2000, con la legge n. 331, l’accesso alle Forze armate è passato dal modello misto leva-volontari all’istituzione del servizio militare professionale. In sintesi la ferma prefissata è attualmente strutturata su base modulare: i Volontari in Ferma annuale, al termine della ferma, possono concorre per l’immissione nella ferma quadriennale delle Forze Armate. I Volontari risultati idonei, ma non vincitori del concorso per VFP 4 potranno essere ammessi a domanda e nel limite dei posti disponibili, a due successivi periodi di rafferma della durata di un anno ciascuno. A loro volta i volontari in ferma quadriennale, esaurita la ferma quadriennale, ovvero la rafferma biennale (che in totale possono essere due) e giudicati idonei, utilmente collocati nella graduatoria annuale di merito, sono immessi nei ruoli dei volontari in servizio permanente con le modalità stabilite con decreto del Ministro della difesa, con conseguente mutamento dallo status di volontario a quella di graduato.
Il servizio svolto quale volontario in ferma prefissata costituisce, pertanto, la premessa e il presupposto indefettibile per transitare, tramite concorso per titoli ed esami, nei ruoli del servizio permanente.
Cosa dice e come interviene questa nuova legge sul piano del reclutamento?
Nello specifico viene previsto che le ferme siano due, la prima, di tre anni, denominata «ferma prefissata iniziale», la seconda, sempre di tre anni, definita «ferma prefissata triennale».
Per accedere alla ferma prefissata iniziale occorrerà avere un’età non superiore a ventiquattro anni, il diploma di istruzione secondaria di primo grado e l’idoneità fisio-psicoattitudinale stabilita per la ferma permanente.
Potranno, poi, partecipare ai concorsi in ferma prefissata triennale i volontari che abbiano fatto la ferma iniziale o siano in rafferma annuale – ai quali sono riservati il 70 per cento dei posti – in servizio da almeno 24 mesi o in congedo da non oltre 12 mesi – ai quali è riservato non più del 30 per cento dei posti – che abbiano un’età non superiore ai 28 anni e che abbiano superato con esito positivo il corso basico di formazione iniziale
Per quanto concerne il meccanismo delle rafferme i volontari in ferma prefissata iniziale possono essere ammessi, a domanda, a un successivo periodo di rafferma della durata di un anno. La potrà essere prolungata, con il consenso degli interessati, per il tempo strettamente necessario al completamento dell’iter concorsuale di coloro che hanno presentato domanda per il reclutamento nei volontari in ferma prefissata triennale
Altri punti vengono toccati dal T.U. quali:
• trattamento economico dei volontari in ferma prefissata;
• disposizioni transitorie in materia di reclutamento, stato giuridico, avanzamento e trattamento economico da applicare alle attuali categorie di volontari in ferma prefissata (cioè: VFP1, VFP4 e raffermati), fino al loro completo esaurimento;
• disposizioni in materia di revisione del modello di Forze Armate interamente professionali, con l’applicazione alle nuove categorie di volontari in ferma prefissata e di coordinamento e finali relative alla riforma del reclutamento;
• ridenominazione delle qualifiche dei sergenti, dei gradi e delle qualifiche dei VSP;
• disposizioni in materia di avanzamento degli ufficiali
Cosa ha detto la legge 244/12 detta legge Di Paola (il nome del Ministro della Difesa nel Governo Monti)?
La legge n. 244 del 2012 ha previsto di ridurre, entro l’anno 2024, 30.000 unità delle tre Forze armate (da 190.000 a 150.000) e 10.000 unità di personale civile della Difesa (da 30.000 unità a 20.000), anche al fine di riequilibrare il Bilancio della “Funzione difesa”, ripartendolo orientativamente in 50% per il settore del personale, 25% per l’esercizio e 25% per l’investimento. Pe raggiungere questa riduzione negli anni si sono ridotti i reclutamenti, limitando quindi nuove e giovani forze, e non sono state previste forme di congedo speciale per abbassare l’età media e favorire un ricambio. Il risultato è che oggi abbiamo uno degli eserciti più vecchi del mondo
Cosa dice la delega al Governo?
Molti sono i punti salienti presenti nella delega al Governo che deve adottare, entro 12 mesi dall’entrata in vigore di questa Legge, uno o più Decreti Legislativi per la revisione dello Strumento Militare.
All’interno dei punti della delega è ovviamente fissato il riferimento alla ridefinizione della ripartizione delle dotazioni organiche del personale militare di Esercito, Marina e Aeronautica ferme restando quelle complessive, sempre fissate a 150.000 unità, entro il 2033.
Viene, inoltre, disposta la previsione di un contingente aggiuntivo ad alta specializzazione di 5000 unità da impiegare anche con compiti specifici in circostanze di pubblica calamità e in situazioni di straordinaria necessità e urgenza.
Viene indicata l’istituzione di una Riserva ausiliaria dello Stato, non superiore a 10.000 unità di personale volontario, ripartito in nuclei operativi di livello regionale posti alle dipendenze di autorità militari individuate dal ministero della Difesa, richiamabile in tempo di guerra o in caso di grave crisi internazionale, ovvero (in forma complementare) in attività in campo logistico e di cooperazione civile-militare.
Una vera “Riserva Operativa”, come dimostra l’esperienza dei Paesi che l’hanno adottata, che può costituire un elemento di flessibilità importante nell’ambito delle Forze Armate che permetterà, inoltre, anche di soddisfare, entro il 2028, gli impegni assunti in ambito NATO di esprimere capacità “high end”, funzionali al contributo nazionale alla deterrenza Alleata.
Inoltre, viene prevista anche la revisione della struttura organizzativa o ordinativa del Servizio Sanitario Militare con:
- adeguamento delle strutture e delle risorse strumentali;
- contingente aggiuntivo di 450 unità di Ufficiali medici e 675 unità di Marescialli e Graduati, ma anche Appuntati e Carabinieri (sempre in SP) da destinare alle professioni sanitarie.
Perché queste modifiche erano necessarie?
innanzitutto per una questione temporale: ormai era chiaro che nel 2024 non si sarebbero raggiunti gli obiettivi previsti nella 244 e quindi era necessario derogare alla scadenza del 2024. Una semplice deroga però non era sufficiente ma bisognava fornire degli strumenti, come la riforma del reclutamento per raggiungere gli obiettivi previsti nel 2012.
Cosa si può fare per avere uno strumento militare ancora più efficiente e più efficace?
Questa legge delega è un passo fondamentale ma è comunque il primo di altri che si dovranno fare.
Prima di tutto occorre capire se 150 mila unità sia un numero sufficiente. Negli ultimi anni si sono stati aggiunti altri 2 domini (cyber e spazio) a quelli classici (terra, aria, mare) che richiederanno ovviamente del personale e quindi quel numero previsto nel 2012 potrebbe non essere sufficiente. La narrazione del 2012 era che non contava molto il numero totale ma il numero degli operativi, cioè le unità impiegabili veramente in un’eventuale conflitto. Quindi anche un numero totale minore ma con una percentuale elevata di operativi, ben addestrati, specializzati e con equipaggiamento tecnologico, era preferibile ad un numero di unità più grande ma con poca efficienza. Ancora oggi vale questo pensiero ma il problema è che siamo andati nella direzione opposta, non perché le nostre Forze Armate non siano addestrate (si può fare sempre meglio) ma perché, come già detto, l’età media si è alzata notevolmente e per avere un gran numero di operativi devi avere un ricambio continuo.
Questo ci porta ad un problema di fondo su come sono sempre state pensate le nostre FF.AA.. Noi vediamo la prima parte del percorso, quello della ferma prefissata (i VFP 1 o i VFP4), come un momento d’ingresso a quello che poi diventa la ferma permanente (quindi il militare che resta tale fino alla pensione) che sarebbe lo stato normale delle cose. In molti altri Paesi avviene il contrario e la normalità è la ferma prefissata mentre la ferma permanente riguarda solo una parte delle FF.AA. con incarichi di comando, altre specialità e competenze che non possono essere disperse. L’idea di fare il militare per una decina di anni e poi essere congedato senza la possibilità di potere rimanere è qualcosa di molto lontano da quello che succede oggi in Italia, patria di liste di idonei infinite, ma non ci sono molte alternative per evitare l’invecchiamento. Questa idea si scontra anche con un mercato del lavoro quasi immobile e quindi la difficolta per un trentacinquenne di trovare lavoro dopo 15 anni passati nell’esercito. Ci sono poi i classici fardelli burocratici italiani che portano a situazioni assurde dove il motorista di una portaerei non avrebbe un’adeguata qualifica (su carta) per fare la stessa cosa su una nave civile. Vari passi in avanti si stanno facendo per ovviare a questo problema ma bisogna avere coraggio: ad un ragazzo o una ragazza di diciotto anni possiamo dire che potrà avere una ferma al massimo di 15 anni (a titolo di esempio) e poi se non ci sarà la possibilità e non avrà i requisiti dovrà trovarsi un altro lavoro ma bisogna rendere dannatamente attrattivi quei 15 anni con uno stipendio più alto, un percorso sfidante con dei traguardi intermedi da raggiungere e con una formazione così valida che al momento del congedo trovare un altro lavoro non deve essere un’impresa. Non è un problema di leggi, quelle si scrivono, ci vuole coraggio perché bisogna ribaltare uno schema mentale.